Tra le tante storie che vorremmo condividere con i nostri associati e visitatori, quella di Alice emana una forza a nostro parere unica, densa di tutti gli elementi che gravitano intorno ad uno dei costrutti più menzionati in ambito psicologico e sociale: la resilienza.

Alice nasce in Colombia sul finire del piovoso mese di ottobre, in uno dei tanti quartieri metropolitani densamente popolati della capitale, figlia di una giovane donna stremata dalle ristrettezze e dalla solitudine, priva di quel genere di legami o eredità affettive che in molti casi compensano la mancanza di risorse economiche, e consapevole di avere un margine di scelta assai limitato:  senza alcuna fonte di reddito né una rete familiare che possa supportarla, la mamma di Alice è costretta a separarsi da lei molto presto.

A pochi giorni di vita, Alice viene accolta in casa di una conoscente, la cui quotidianità è scandita da lavori duri e precari, e dagli impegni con i suoi figli naturali, i quali non mancano di mostrare il loro entusiasmo alla vista della piccola Alice, pur non riuscendo mai a percepire la sua presenza in un senso realmente “familiare”.

Alice trascorrerà i suoi primi sei anni nei panni poco confortevoli di una piccola ospite, non sempre desiderata, in casa altrui. La signora che l’ha accolta, ricevendola “in dono” dalla madre biologica, si rivela  dura e irascibile, forse più interessata ad allevare una futura badante, per sé e per i propri figli naturali, che ad accudire una bimba.

Sarà lei stessa, con la trasparenza disarmante tipica della sua piccola età, interrogata dalla Polizia per l’Infanzia durante un sopraluogo nell’insalubre ambiente domestico all’interno del quale Alice veniva quotidianamente rinchiusa a chiave, quando i “familiari” ospitanti uscivano, a riferire: “se faccio qualcosa di sbagliato mi picchiano col bastone”.

Il termine resilienza, coniato nell’ambito della scienza dei materiali per indicare la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, ed ereditato dalla scienza psicologica per descrivere la facoltà di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, sembra manifestarsi nelle reazioni e nei comportamenti della piccola Alice in una modalità sorprendente, con la quale sarà in grado di affrontare le svolte e gli ostacoli che ancora la attendono.

Trasferita per necessità tra le mura di un Istituto minorile, Alice entra in un programma di riabilitazione cognitiva e comportamentale, rispondendo ad ogni intervento con entusiasmo e tenacia, ed esprimendo sin dal principio una volontà ferrea di elaborare positivamente ogni traccia delle difficoltà affrontate nella prima infanzia.

Tuttavia, la vita in Istituto è difficile per una bimba come Alice, fin troppo consapevole di non poter colmare il suo crescente bisogno di affetto, che nulla ha a che vedere con l’attenzione educativa che le viene somministrata.
E’ una bella bambina, Alice, solare e attraente al punto da destare le attenzioni di un inserviente, sollevando in istituto qualche allarmismo circa un presunto abuso che potrebbe aver subito ma che, quantomeno, sembra averle risparmiato cicatrici sul suo piccolo corpo.

Finalmente inserita nel programma di Adozioni Internazionali, all’età di 10 anni, Alice ha potuto realizzare il suo sogno di avere una famiglia e ricevere tutto quello che, da sempre, le era stato precluso. Da pochi mesi Alice vive in Italia, insieme alla sua nuova e definitiva famiglia, la quale ha saputo attenderla, desiderarla e infine accoglierla con una miscela di trepidazione, fiducia e gioia, per sostenere i suoi primi passi nella nuova vita.